Insegnanti di Blackjack virtuale: da Kaufman al film 21 Blackjack

Jennie Kaufman è diventata presto famosa per offrire lezioni di blackjack. Una studentessa delle Western University of Washington. Una ragazza che ha iniziato presto a giocare ai tavoli con grandi risultati, si parla infatti di 18 anni per lei quando ancora viveva a Minneapolis. Uno dei pochi posti nei quali è possibile giocare così giovani.  

La Kaufman sembra essersi subito appassionata al gioco e dice di giocare da sempre a carte dopo che suo padre le aveva insegnato come farlo.

 

Una volta che si trasferì a Bellingham però dovette interrompere la sua passione per poi riprenderla a 21 anni quando ha potuto iniziare ad entrare nei casinò di Washington.

 

Era tempo di iniziare a giocare anche a Las Vegas e così la giovane studentessa ha realizzato il suo sogno portata dal padre, giocando nel Bellagio per la prima volta.  

La Kaufman ha compreso da subito quale si ala strategia vincente nel backjack e le sue parole sono molto sagge quando spiega di andare al casinò solo con i soldi che è disposta a perdere.

 

Gioca infatti fino a perdere tutto, anche se questa a volte può rivelarsi una mentalità un po' rischiosa, ma al momento la giovane giocatrice sembra aver trovato la sua dimensione. Niente carte di credito e mettere in tasca i soldi per andare almeno in pari una volta che si è iniziato a vincere.

Bisogna poi apprendere quando lasciare secondo la Kaufman, non è semplice staccare quando si è solo in parità ed è molto semplice perdere di nuovo tutto. Quando si è in striscia vincente è quasi impossibile abbandonare. Se però si perdono più di 3 mani di fila è tempo di lasciare il tavolo.

 

Non c'è d'altronde garanzia nel gioco d'azzardo, si può vincere e perdere indipendentemente dalla propria bravura e strategia.

Un film che ha fatto molto successo è certamente “21” raccontando le storie di un gruppo di studenti del MIT capeggiati da un professore, che erano in grado di vincere ai tavoli di blackjack della maggior parte dei casinò nei quali andavano. Una storia divenuta presto leggenda tanto da necessitare un film per essere raccontata. Si parla degli anni '90 e di un film di due ore per raccontare una storia incredibile. Tra gli attori principali spicca Kevin Spacey che interpreta il professore ed una storia vera che ha dell'incredibile.

Di che cosa parla il film

Siamo a Boston al M.I.T. Ci troviamo in uno dei campus più importanti del mondo è Ben Campbell ha vinto la borsa di studio per andare ad Harvard a studiare medicina. Le tasse però sono di 300.000 dollari ed il brillante studente interviene spesso alle lezioni di matematica mostrando il suo acume. Viene subito notato da Micky Rosa, il professore interpretato da Spacey e viene invitato ad una riunione privata con 4 studenti.

 

Il “club” era improntato sul conto delle carte nel gioco del blackjack. Ben non sembra interessato e rifiuta l'offerta, ma poi pensa alla possibilità di guadagnare i soldi per pagarsi la retta ad Harvard.

 

Le vincite lo cambiano e lo fanno diventare arrogante una volta comprese le sue grandi doti matematiche e viene scoperto da Cole Williams, il responsabile della sicurezza di un casinò che già conosceva il professor Rosa e il resto alla vostra immaginazione.

Il film ha dei buchi

Sono molte le cose imprecise nel film, in primis il professore che funge da capo che nella realtà non esisteva visto che il team era comandato da i tre studenti che lo avevano creato. Gli studenti erano praticamente tutti asiatici, mentre nel film erano caucasici.

 

Il protagonista Ben non giocava per pagarsi la retta ad Harvard nella realtà e suo padre non è morto nella realtà. Anche le storie d'amore nel film non sono reali. Nel film sembra che tutti gli studenti facessero parte del MIT, ma nella realtà dei fatti molti provenivano da Princeton e da Harvard.

Sono dunque parecchie le discrepanze tra realtà e finzione cinematografica, il film è dunque una versione fatta per l'industria del cinema e deve per forza essere romanzata e per questo si allontana così tanto dal libro. Le emozioni che fa vivere sono però reali!